E' stato dato alle stampe un volume di immagini poco notato, ma di una bellezza commovente, semplice e struggente. Si tratta di un libro che, pubblicato oggi nella nostra lingua, uscì nel 1986 in Germania col titolo di Bilder aus dem Wandervögel Leben (Immagini dalla vita del Wandervögel, Socrates, Roma 1999 - il nome del movimento significa "uccello migratore") a seguito della donazione, da parte di Julius Groß, del suo intero, immenso repertorio fotografico all'Archivio del Movimento giovanile tedesco conservato nel castello di Ludwigstein a Witzenhausen. Julius Groß, come racconta Winfried Mogge nel testo, "in qualità di 'fotografo dei Wandervögel' (...), aveva messo insieme una documentazione fotografica unica, dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo, sulla storia della gioventù tedesca nei primi trentacinque anni circa del XX secolo". Di quella gioventù, cioè, che armata di strumenti musicali e calzettoni alla zuava, in una rivolta esistenziale globale contro il mondo moderno, tornava alle campagne, alle escursioni, ai fienili e ai castelli diroccati, evitando le comodità di una vita borghese, "civilizzata" e cittadina.
Questo movimento, che tanta parte ebbe in seno al movimento ideale della "rivoluzione conservatrice", era composto da giovani di varia estrazione sociale, che dimostravano con ciò stesso il loro rifiuto del mito astratto e alienante della "lotta di classe" in seno alla Repubblica di Weimar; ragazzi che privilegiavano quali forme artistiche il canto, la danza, la pittura e, appunto, la fotografia. Anche il corpo nudo, specie femminile, è spesso presente in queste immagini (allora) di forte rottura: scriveva della "spiritualità Wandervögel" Charly Strässer nel 1926, giungendo a teorizzare una vera e propria Weltanschauung neopagana: "È la nostalgia della redenzione in una religiosità che abbraccia corpo e anima nel grande divenire della natura (...) È una religiosità che, partendo prima di tutto dal corpo, supera l'incarcerazione cristiana, degradante, profanatrice; che travolge il mondo, ormai crollato, e in macerie, dell’Alto Culto dello Spirito; è la 'profonda, interiore religiosità della corporeità'".
I valori contadini, della terra e del sangue, il sapore dell'amicizia, l'amore per la natura in tutte le sue forme, la profonda, incontenibile gioia di vivere: queste le caratteristiche della gioventù Wandervögel, che traspaiono con potenza e carica suggestiva dal centinaio di fotografie del volume. In una di queste si vede un gruppetto di ragazzi su un poggio, accanto a una pentola sul fuoco; sullo sfondo stanno arbusti, alcune grandi latifoglie e un lago; in un'altra è rappresentato un alloggio per la notte, con il pagliericcio per meglio riposare: una dozzina di giovanissimi stanno sdraiati insieme; un'immagine raffigura due fanciulle che hanno raccolto dei fiori in una radura illuminata da un fascio di luce; in una, particolarmente riuscita, sotto il tronco di una grande quercia, di notte, si è formato un cerchio di ragazzi e ragazze, che cantano accompagnandosi con chitarre e violini. Queste fotografie comunicano direttamente la realtà di un tentativo, quasi unico nel suo genere, di conciliare la rivolta contro l'industrializzazione e il decadimento moderni con la ripresa di valori assiali ed eterni: ed è per questi motivi che il libro si rivela in quest'epoca di così grave crisi tanto più accattivante e significativo. Con esso si offre una preziosa opportunità di conoscere a fondo lo spirito animatore del movimento Wandervögel.
(ripreso da Centro Studi La Runa, 2000)
lunedì 25 gennaio 2010
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