"Dalla destra prenderemo il nazionalismo che per sua disgrazia ha sposato il capitalismo, dalla sinistra prenderemo il socialismo, la cui unione con l'internazionalismo è disastrosa. Così formeremo questo socialismo nazionale forza motrice di una nuova Germania e di una nuova Europa".
Questa tesi, esposta da Gregor Strasser in una riunione tenutasi nell'ottobre del 1920 e riassumente i principi d'azione del neonato NSDAP, può essere considerata la giusta sintesi del pensiero del fratello di quest'ultimo, l'ideologo Otto Strasser.
Presente alla citata riunione del 20 ottobre su invito del fratello, Otto Strasser, tuttavia, non era all'epoca membro del partito nazionalsocialista; iscritto al partito socialdemocratico tedesco (SPD) s'era da poco contraddistinto, lui giovane ufficiale reduce della "Grande Guerra", come capo delle "centurie rosse" che difesero la Repubblica di Weimar dal tentativo di putsch di estrema destra posto in essere dall'ex governatore della Prussia orientale, Kapp. Disinnescata la minaccia insurrezionale, tuttavia, l'ex ufficiale Strasser, che non aveva accolto positivamente la parte avuta dall'SPD nella violazione degli accordi di Biefeld con cui si penalizzavano gli operai della Ruhr, decise di abbandonare tale compagine. Nauseato e disorientato dalla situazione tedesca, Otto Strasser, all'epoca giovane studente di diritto ed economia nonché leader degli studenti di sinistra e capo degli universitari ex combattenti, decise, nonostante i propri travagli interiori, di seguire il fratello Gregor e, invece di iscriversi allo NSDAP, verso la fine del 1920 divenne uno dei maggiori fautori della costituzione del Partito Socialdemocratico Indipendente.
La situazione, tuttavia, mutò all'indomani del fallimentare putsch di Monaco del 1923, allorché Hitler, intenzionato a risollevare le sorti del partito nazionalsocialista, incaricò Gregor Strasser di rigettarne le basi nel nord della Germania. In tale impresa quest'ultimo cercò nuovamente la collaborazione del fratello che accettò con entusiasmo l'incarico di elaborare, mentre Gregor s'occupava di rianimare l'organizzazione e la propaganda, una nuova teoria rivoluzionaria che avrebbe dovuto fungere come trampolino di lancio per il NSDAP.
Riconoscendosi in pieno con il termine "nazionalsocialista", Otto Strasser, infatti, decise che era giunto il momento di far corrispondere al nazionalsocialismo la dottrina che egli aveva nel tempo definito come "Socialismo Tedesco", ispirata ai processi descritti da Montesquieu nell'Esprit des Lois e capace di evolversi e svilupparsi adattandosi al mutar di situazioni e di epoche.
Partendo dalla considerazione che la storia d'Europa sia da vedersi come un susseguirsi di epoche ricorrenti che completa il suo ciclo ogni cento o centocinquant'anni, Strasser, infatti, descrive come il pendolo della storia europea sia di fatto passato dall'affermazione dello spirito collettivo dell'epoca di Cromwell al regno dell'individualismo sorto all'ombra della ghigliottina. Considerati superati e logori gli "immortali principi dell'89", quindi, il mondo era pronto ad accogliere il suo "Socialismo tedesco" caratterizzato dal "Sehnsucht", o aspirazione sociale che, da sempre presente nel popolo tedesco, chiedeva ormai di essere soddisfatto. Tale richiesta, infatti, era già nell'aria prima del 1914 e solo il timore del Kaiser, di fronte ad un Reichstag in cui un terzo dei seggi era stato occupato dai socialisti nel 1913, non ne permise l'adempimento deviandone gli impulsi positivi nell'imperialismo e nella guerra.
Dalla sconfitta, tuttavia, la "Sehnsucht" era risorta più forte di prima grazie anche al risveglio di un sentimento rivoluzionario dalla cui affermazione sarebbe scaturito un nuovo ordine. Perno di questo rinnovamento sarebbe stato, secondo Strasser, un nuovo modello di Stato plasmato da un vasto pacchetto di riforme incentrate sul feudo e l'enfiteusi.
Partendo dall'assunto che la proprietà individuale non dovesse essere considerata come un diritto intangibile, Strasser giunge a sostenere che sia per quel che riguarda l'industria che per ciò che concerne l'agricoltura, lo Stato doveva, in veste di rappresentante della comunità nazionale, assumere il ruolo di "feudatario" trasformandosi così in proprietario della terra, delle risorse minerarie e dei mezzi di produzione. Differentemente dal collettivismo marxista, che auspica la scomparsa della classe capitalistica, nel dettame strasseriano assistiamo al sorgere un super-capitalista, rappresentato dallo Stato, gestore della proprietà che, non venendo più meno, evita il venir meno dello stimolo dato dall'interesse individuale. Gli imprenditori come gli operai, i proprietari terrieri e i contadini, infatti, risulterebbero, tramite questo processo come "investiti" dalla comunità e lo Stato, in qualità di feudatario, concederebbe, dietro il versamento di un canone, in enfiteusi ereditaria, la terra così come gli altri beni.
Dal punto di vista del sistema industriale, invece, Strasser ipotizza il perfezionamento del sistema attraverso la teorizzazione di un possesso comune seguito da un'equa ripartizione dei profitti tra i soggetti agenti, ossia lo Stato, l'imprenditore e i lavoratori. Solo seguendo tali dettami è possibile, secondo Strasser, raggiungere la completa realizzazione della "Sehnsucht" evitando che essa sfoghi in nuove guerre, ed è solo seguendo questo schema che è possibile arginare le falle della teoria marxista, che, a causa del suo carattere internazionalista, non riusciva a soddisfare le aspirazioni delle singole nazioni.
Pienamente esaustivo per ciò che concerne la riorganizzazione interna dello Stato tedesco il pensiero strasseriano si mostra più blando in merito alle linee da seguire in politica estera. Per Strasser, infatti, l'unico obiettivo da perseguire è il bene della Germania e per far ciò condizione preliminare era denunciare il Trattato di Versailles; sebbene si dichiarasse poco attratto sia dal fascismo che dal bolscevismo, egli vedeva solo nell'Italia e nell'Unione Sovietica le uniche alleate plausibili per la Germania.
Caratterizzato da un grande impianto rivoluzionario mirante a rifondare lo Stato dalla base, il pensiero strasseriano fu accolto positivamente da interi settori del partito nazionalsocialista trovando anche in Joseph Goebbels uno dei suoi più entusiasti sostenitori. Fu proprio grazie all'interessamento di quest'ultimo, infatti, che Strasser poté illustrare le sue tesi su "National-Sozialistiche Briefe", un quindicinale del partito destinato perlopiù ai funzionari dello stesso. Tali pubblicazioni, inoltre, furono all'origine dell'allineamento dell'apparato dello NSDAP della Germania del Nord sulle posizioni di sinistra e di intransigentismo radicale espresse da Strasser. Queste ultime furono anche ispiratrici, nel settembre del 1925, della realizzazione delle Comunità di lavoro dei Gau dell'Ovest e Nord della Germania la cui direzione fu affidata, oltre che ai fratelli Strasser, a Victor Lutze, futuro capo delle SA, e Joseph Goebbels. La costituzione di queste comunità suggellava la vittoria ottenuta dalla componente di "sinistra" del partito nel congresso tenutosi ad Hagen in Westfalia in cui aveva invocato una maggiore autonomia rispetto all'impostazione centralista data al partito dal gruppo di Monaco. Questo successo indispettì non poco Adolf Hitler che guardava con malcelato rancore l'espandersi della linea strasseriana; un'ascesa che sembrava non esser destinata a fermarsi neanche al congresso del 1926 quando Gregor Strasser, ripresentando il programma elaborato dal fratello, lo implementò in materia di politica estera presentando come fondamentale per la Germania l'alleanza in campo internazionale con l'Unione Sovietica. Di fronte all'evolversi di simili scenari Adolf Hitler decise di correre ai ripari e, adottando una teoria "di usi e gratificazioni" mirante ad isolare Otto Strasser, il Führer nominò Goebbels capo del partito a Berlino e Gregor Strasser responsabile della propaganda. Trovatosi circondato solo dal calore di pochi accoliti, Otto Strasser assunse una posizione molto critica nei confronti della linea che Hitler andava imponendo al partito nazionalsocialista, ravvisando in essa un allontanamento dall’originaria vocazione rivoluzionaria.
La separazione andava lentamente maturando, divenendo imminente in seguito al radicalizzarsi delle posizioni fra le due ali del partito all'indomani della crisi economica del 1929. Il capolinea fu rappresentato dagli incontri avuti tra Hitler e Strasser il 21 e 22 maggio del 1930. Fu allora, infatti, che Otto Strasser, prendendo spunto dall'opposizione mostrata dal Führer nei confronti dell'impostazione socialista rivoluzionaria data agli scritti editi dalle "Kampf Verlag", comprese pienamente che difficilmente Hitler si sarebbe posto contro gli interessi della grande industria tedesca per permettere l'attuazione integrale del suo programma. Fedele all'idea nazionalsocialista, Strasser non mancò di presentare le proprie obiezioni in merito al crescere del culto totemico del Führer in quanto: "le idee sono di natura divina, esse sono eterne. Gli uomini al contrario, non sono che corpi nei quali l'idea s’incarna". Al tempo stesso non mancò di fare le proprie rimostranze circa le posizioni razziste assunte dal partito dovute, secondo Strasser, alla nefasta influenza di Rosenberg e delle sue tesi accolte nel libro Il mito del XX secolo. Strasser era infatti convinto che una simile impostazione avrebbe finito per distruggere il partito nazionalsocialista anziché rafforzarlo.
Il distacco, avvenuto formalmente il 4 luglio 1930, tuttavia non minò Otto Strasser nella volontà di darsi da fare per risollevare le sorti della Germania; fondò il KGRNS (Comunità Nazionalsocialista Rivoluzionaria), a cui associò la rivista "Die Deutsche Revolution", il cui titolo riecheggiava la convinzione, rimasta intatta, che l'unica speranza di salvezza e rigenerazione per il popolo tedesco consisteva nel dar vita ad una rivoluzione nazionale e sociale. Circa seimila membri provenienti dal partito nazionalsocialista aderirono, in un primo tempo, a questa nuova formazione. Un flusso che, tuttavia, non era destinato ad arrestarsi; nel 1931, infatti, in seguito alla crisi scoppiata tra la dirigenza del partito e diversi settori delle SA, circa diecimila SA del Nord, seguendo le volontà del loro capo Stennes, decisero di fondersi con l'organizzazione di Strasser dando vita alla "Comunità di Combattimento Nazionalsocialista di Germania".
Il sorgere di questa nuova formazione, insieme all'emergere di una linea "nazionalsocialista" nel programma del partito comunista tedesco (KPD) votato alla "liberazione nazionale e sociale del popolo tedesco", furono i motivi scatenanti che convinsero Otto Strasser della bontà di far convergere le diverse anime della sua "comunità" in una nuova formazione con programma e linee d'azione ben delineate. È in questo particolare contesto che nacque Die Schwarze Front (Fronte Nero) a cui, oltre ai suddetti membri, aderiscono parti del Movimento Contadino, aderenti ai gruppi paramilitari Werwolf nonché i gruppi Oberland e diversi movimenti antihitleriani.
Il Fronte Nero non può essere considerato una creatura politica "canonica"; l'impostazione di base datagli da Strasser, infatti, ricalca, per sua stessa ammissione, quella tipica delle società segrete. Nella fase iniziale della sua esistenza '’appartenenza a quest'Ordine era riservata esclusivamente a coloro che avevano rotto i ponti con lo NSDAP e non precludeva la possibilità di aderire ad altre formazioni politiche. Come afferma lo stesso Strasser Die Schwarze Front poteva essere considerato: "come una specie di massoneria che aveva ramificazioni in tutte le classi, in tutte le caste, in tutte le parti del popolo tedesco"; sempre dalla Massoneria, inoltre, veniva mutuata l'usanza di dividere i propri membri secondo vari gradi di appartenenza. Contraddistinti dall'indossare una spilla di cravatta formata da un martello e un gladio, gli aderenti del Fronte Nero ne erano anche, grazie alle donazioni, i principali sostenitori economici; altri proventi giungevano all'Ordine dalla vendita del periodico "Die Deutsche Revolution" poi ribattezzato "Die Schwarze Front".
Considerato dal suo fondatore come la "scuola degli ufficiali e dei sottoufficiali della rivoluzione tedesca", il Fronte Nero poteva contare su molti "Ring" ossia centri, presenti nelle città in cui erano stanziate guarnigioni importanti e in tutti centri industriali, in cui avvenivano le riunioni segrete a cui era dato il medesimo nome in codice. Al saluto nazionalsocialista Heil Hitler! gli aderenti del Fronte Nero sostituirono l'Heil Deutschland!. Particolarmente interessante, inoltre, è il motivo per cui Strasser decise di utilizzare l'aggettivo "Nero" nel nome di suddetta formazione: secondo la spiegazione da egli fornitaci, infatti, tale scelta era stata dovuta al fatto che tale colore risulta, in lingua tedesca, esser sinonimo di ciò che si sottrae alla vista e che non può essere preso.
In seguito alla presa del potere di Adolf Hitler, la permanenza in Germania divenne pericolosa per Otto Strasser, che, braccato dalla Gestapo fu costretto alla fuga. Giunse così prima in Austria e successivamente in Cecoslovacchia dove diede vita con Rudolf Formis, nel 1934, all'emittente antinazista "Schwarze Sender". Distrutto dalla morte del fratello Gregor, falciato nella "Notte dei lunghi Coltelli" del giugno 1934, Otto Strasser accolse con uguale dolore la sorte di molti strasseriani internati nei capi di concentramento in seguito alla purga hitleriana. Rifugiatosi in Svizzera nel corso della seconda guerra mondiale giunse in Francia nel 1941 per poi recarsi in Canada dove soggiornò fino al 1954. Capo di un movimento considerato come una quinta colonna avant-lettres per il numero di aderenti inquadrati nelle principali organizzazioni nazionalsocialiste con il compito di sabotare i piani hitleriani, Otto Strasser non riuscì tuttavia a fuggire alla qualifica di "criminale nazista" da parte degli alleati, che, inoltre, si prodigarono affinché il governo tedesco gli revocasse la nazionalità, impedendogli per lunghi anni il ritorno a casa, nonostante Robert Schuman, allora Presidente del Consiglio francese, si fosse espresso in sua difesa. Spentosi a Monaco, il 27 agosto 1974, Otto Strasser spese gli ultimi anni della sua vita in favore dell'unificazione europea.
"Per noi il nazionalsocialismo è sempre stato un movimento antimperialista e il cui spirito doveva limitarsi a conservare e ad assicurare la vita e lo sviluppo della nazione tedesca senza nessuna tendenza a dominare altri popoli e altri paesi". Questa era l'essenza del pensiero nazionalsocialista per Otto Strasser. La storia ce ne ha consegnata un'altra versione, la stessa che Strasser ha combattuto e cercato di osteggiare in tutti i modi. La stessa da cui altri traggono oggi giustificazioni per i loro massacri.
(ripreso da SinistraNazionale)
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lunedì 25 gennaio 2010
Il percorso ideologico di Otto Strasser, di Thierry Mudry
Otto Strasser nasce il 10 settembre 1897 in una famiglia di funzionari bavaresi. Suo fratello Gregor (che sarà uno dei capi del partito nazista ed un concorrente di Hitler) è maggiore di cinque anni. L'uno e l'altro beneficiano di solidi antecedenti familiari: il padre Peter, che si interessa di economia politica e di storia, pubblica sotto lo pseudonimo di Paaul Weger un opuscolo intitolato Das neue Wesen, nel quale si pronuncia per un socialismo cristiano e sociale. Secondo Paul Strasser, fratello di Gregor e Otto, "in questo opuscolo si trova già abbozzato l'insieme del programma culturale e politico di Gregor e Otto, cioè un socialismo cristiano sociale, che è indicato come la soluzione alle contraddizioni e alle mancanze nate
dalla malattia liberale, capitalista e internazionale dei nostri tempi". Quando scoppia la Grande Guerra, Otto Strasser interrompe i suoi studi di diritto e di economia per arruolarsi il 2 agosto 1914 (è il più giovane volontario di Baviera). Il suo brillante comportamento al fronte gli varrà la Croce di Ferro di prima classe e la proposta per l' Ordine Militare di Max-Joseph. Prima della smobilitazione nell'aprile-maggio 1919, partecipa con il fratello Gregor, nel Corpo Franco von Epp, all'assalto contro la Repubblica sovietica di Baviera. Ritornato alla vita civile Otto riprende i suoi studi a Berlino nel 1919 e fonda la Associazione universitaria dei veterani socialdemocratici. Nel 1920, alla testa di tre "centurie proletarie" resiste nel quartiere operaio berlinese di Steglitz al putsch Kapp (putsch d'estrema destra). Lascia poco dopo la SPD (Partito social-democratico) quando questa rifiuta di rispettare l'accordo di Bielefeld concluso con gli operai della Ruhr
(questo accordo prevedeva il non-intervento dell'esercito nella Ruhr, la repressione degli elementi contro-rivoluzionari e l'allontanamento di questi dall'apparato dello Stato, nonché la nazionalizzazione delle grandi imprese), spostandosi dunque a sinistra dell'SPD. Tornato in Baviera, Otto Strasser incontra Hitler e il generale Ludendorff presso il fratello, che lo invita a legarsi al nazionalsocialismo, ma Otto rifiuta. Corrispondente della stampa svizzera e olandese, Otto si occupa, il 12 ottobre 1920, del congresso dell'USPD (Partito social-democratico indipendente) ad Halle, dove incontra Zinovev. Scrive su "Das Gewissen", la rivista di Moeller van den Bruck e Heinrich von Gleichen, un lungo articolo sul suo incontro con Zinovev. E' così che fa la conoscenza di Moeller van den Bruck che lo farà avvicinare alle proprie idee. Otto Strasser entrerà poco dopo nel ministero per gli approvvigionamenti, prima di lavorare, a partire dalla primavera del 1923, in un consorzio di alcolici. Tra il 1920 e il 1925 si attua nello spirito di Strasser una lenta maturazione ideologica data da esperienze personali (esperienza del fronte e della guerra civile, incontro con Zinovev e Moeller, esperienza della burocrazia e del capitalismo privato) e di diverse influenze ideologiche. Dopo il mancato putsch del 1923, l'imprigionamento di Hitler e l'interdizione del NSDAP che l'hanno seguito, Gregor Strasser si è ritrovato nel 1924 con il generale Ludendorff e il politico völkisch von Graefe alla testa del ricostituito partito nazista. Appena uscito di prigione Hitler riorganizza il NSDAP (febbraio 1925) e incarica Gregor Strasser della direzione del partito nel Nord della Germania. Otto allora raggiunge il fratello che l'ha chiamato. Otto sarà l'ideologo, Gregor l'organizzatore del nazismo in Germania settentrionale. Nel 1925 è fondato un "Comitato di lavoro dei distretti settentrionali e occidentali tedeschi del NSDAP" sotto la direzione di Gregor Strasser; questi distretti manifestano così la loro volontà d'autonomia (e di democrazia interna) nei confronti di Monaco. Inoltre il NSDAP settentrionale prende un orientamento nettamente gauchiste sotto l'influenza di Otto Strasser e di Jospeh Goebbels che espongono le loro idee in un quindicinale destinato ai quadri del partito, il "National-sozialistische Briefe". Dall'ottobre 1925 Otto dà al NSDAP del Nord un programma radicale. Hitler reagisce dichiarando inalterabili i venticinque punti del programma nazista del 1920 e concentrando nelle sue mani tutti i poteri decisionali del Partito. Richiama Goebbels nel 1926, convince Gregor Strasser proponendogli il posto di capo della propaganda, poi quello di capo dell'organizzazione del Partito, espelle infine un certo numero di gauchistes (segnatamente i Gauleiter della Slesia, Pomerania e Sassonia). Otto Strasser, isolato e in totale opposizione con la politica sempre più apertamente conservatrice e capitalista di Hitler, si decide finalmente a lasciare il NSDAP il 4 luglio 1930. Fonda subito la KGRNS, Comunità di lotta nazional-socialista rivoluzionaria. Ma poco dopo la scissione strasseriana, due avvenimenti portarono alla marginalizzazione della KGRNS: anzitutto la "Dichiarazione-programma per la liberazione nazionale e sociale del popolo tedesco" adottata dal Partito Comunista Tedesco. Questo programma esercita sugli elementi nazionalisti anti-hitleriani una considerevole attrazione che li distoglierà dallo strasserismo (peraltro già nell'autunno 1930 una prima crisi "nazional-bolscevica" aveva provocato l'uscita dalla KGRNS verso il Partito Comunista di tre responsabili: Korn, Rehm e Lorf); in seguito, anche il successo elettorale del Partito Nazista alle elezioni legislative del 14 settembre convinse molti naziona-socialisti della fondata validità della strategia hitleriana. La KGRNS è inoltre minata da dissensi interni che oppongono gli elementi più radicali (nazional-bolscevichi) alla direzione più moderata (Otto Strasser, Herbert Blank e il maggiore Buchrucker). Otto Strasser cerca di far uscire la KGRNS dall'isolamento avvicinando nel 1931 le SA del Nord della Germania che, sotto la guida di Walter Stennes, sono entrate in aperta ribellione contro Hitler (ma questo riavvicinamento, condotto sotto gli auspici del capitano Ehrhardt, le cui inclinazioni reazionarie sono conosciute, provoca l'uscita dei nazional-bolscevichi dalla KGRNS). Nell'ottobre 1931 Otto Strasser fonda il "Fronte Nero", destinato a raggruppare attorno alla KGRNS un certo numero di organizzazioni vicine, quali il gruppo paramilitare "Wehrwolf", i "Gruppi Oberland", le ex-SA di Stennes, una parte del Movimento Contadino, il circolo costituito attorno alla rivista "Die Tat" ecc. Nel 1933, decimata dalla repressione hitleriana, la KGRNS si sposta in Austria poi, nel 1934, in Cecoslovacchia. In Germania, gruppi strasseriani clandestini sopravvivono fino al 1937, data in cui vengono smantellati e i loro membri imprigionati o deportati (uno di questi, Karl-Ernst Naske, dirige oggi gli "Strasser-Archiv"). Le idee di Otto Strasser traspaiono dai programmi che ha elaborato, gli articoli, i libri e gli opuscoli che i suoi amici e lui stesso hanno scritto. Tra questi testi, i più importanti sono il programma del 1925, destinato a completare il programma del 1920 del Partito Nazista, la proclamazione del 4 luglio 1930 ("I socialisti lasciano il NSDAP"), le "Quattordici tesi della Rivoluzione tedesca", adottate al primo congresso della KGRNS nell'ottobre 1930, il Manifesto del Fronte Nero adottato al secondo congresso della KGRNS nell'ottobre 1931, e il libro Costruzione del socialismo tedesco, la cui prima edizione è del 1932. Da questi testi si trae un'ideologia coerente, composta di tre
elementi strettamente legati tra loro: il nazionalismo, l'"idealismo völkisch" e il "socialismo tedesco". 1) Il nazionalismo. Otto Strasser propone la costituzione di uno Stato pan-tedesco (federale e democratico) "da Memel a Strasburgo, da Eupen a Vienna" e la liberazione della nazione tedesca dal Trattato di
Versailles e dal Piano Young. Auspica una guerra di liberazione contro l'Occidente ("Salutiamo la Nuova Guerra"), l'alleanza con l'Unione Sovietica ed una solidarietà internazionale anti-imperialista tra tutte le Nazioni oppresse. Otto Strasser se la prende vigorosamente anche con gli ebrei, la Massoneria e l'Ultramontanismo (questa denuncia delle "potenze internazionali" sembra ispirarsi ai violenti pamphlets del gruppo Ludendorff). Ma le posizioni di Otto Strasser si evolvono. Durante il suo esilio in Cecoslovacchia appaiono due nuovi punti: un certo filosemitismo (Otto Strasser propone che sia conferito al popolo ebraico uno statuto protettore delle
minoranze nazionali in Europa e sostiene il progetto sionista - Patrick Moreau pensa che questo filosemitismo sia puramente tattico: Strasser cerca l'appoggio delle potenti organizzazioni anti-naziste americane) e un progetto di federalismo europeo che permetterebbe di evitare una nuova guerra. L'anti-occidentalismo e il filo-sovietismo di Strasser sfumano. 2) Al materialismo borghese e marxista Otto Strasser oppone un "idealismo völkisch" a fondamento religioso. Alla base di questo "idealismo völkisch" si trova il Volk concepito come un organismo di origine divina dalle caratteristiche fisiche (razziali), spirituali e mentali. La "Rivoluzione tedesca" deve, secondo Strasser, ri-creare le "forme" appropriate alla natura del popolo nel campo politico o economico così come in quello culturale. Queste forme sarebbero, in campo economico, il feudo (Erblehen); nel campo politico, l'auto-amministrazione del popolo tramite gli "Stande", cioè degli stati - stato operaio, stato contadino ecc. - e nel campo "culturale, una religiosità tedesca. Principale espressione dell' "idealismo völkisch", un principio d'amore in seno al Volk - riconoscendo ognuno negli altri le proprie caratteristiche razziali e culturali - che deve marcare ogni atto dell'individuo e dello Stato. Questo idealismo völkisch comporta il rifiuto da parte
di Otto Strasser dell'idea di lotta di classe in seno al Volk a profitto d'una "rivoluzione popolare" degli operai-contadini senza classi medie (solo una piccola minoranza di oppressori saranno eliminati), la condanna dello scontro politico tra tedeschi: Otto Strasser propone un Fronte unito della base dei partiti estremisti e dei sindacati contro le loro gerarchie e contro il sistema. Questo idealismo völkisch sottintende lo spirito di "socialismo tedesco" decantato da Strasser e ispira il programma socialista strasseriano. Questo programma comporta i seguenti punti: parziale nazionalizzazione delle terre e dei mezzi di produzione, partecipazione operaia, il piano, l'autarchia e il monopolio dello Stato sul commercio esterno. Il "socialismo tedesco" pretende di opporsi al liberalismo come al marxismo. L'opinione di Strasser sul marxismo è pertanto sfumata: Il marxismo non aveva per Strasser alcun carattere "ebraico" specifico come per Hitler, non era l'"invenzione dell'ebreo Marx", ma l'elaborazione di un metodo d'analisi delle contraddizioni sociali ed economiche della sua epoca (il periodo del capitalismo selvaggio) messo a punto da un filosofo dotato. Strasser riconosceva al pensiero marxista come all'analisi ell'imperialismo di Lenin, una verità oggettiva certa. Si allontanava dalla Weltanschauung marxista a livello di implicazioni filosofiche ed utopiche. Il marxismo era il prodotto dell'era del liberalismo e testimoniava nel suo metodo
analitico e nelle sue stesse strutture una mentalità la cui tradizione liberale risaliva al contratto sociale di Rousseau. L'errore di Marx e dei marxisti-leninisti stava, secondo Strasser, nel fatto che questi credevano di poter spiegare lo sviluppo storico tramite
i concetti di rapporto di produzione e di lotta di classe allorquando questi apparivano validi limitatamente al periodo del capitalismo. La dittatura del proletariato, l'internazionalismo, il comunismo utopico non erano più conformi ad una Germania nella quale era cominciato un processo di totale trasformazione delle strutture spirituali, sociali ed economiche, che portava alla sostituzione del capitalismo con il socialismo, della lotta di classe con le comunità di popolo e dell'internazionalismo con il nazionalismo. La teoria economica marxista rimaneva uno strumento necessario alla comprensione della storia. Il marxismo filosofico e il bolscevismo di partito, perdono significato nello stesso momento in cui il liberalismo entra in agonia. 3) Il "socialismo tedesco" rifiuta il modello proletario così come il modello borghese e propone di conciliare le responsabilità, l'indipendenza e la
creatività personali con il sentimento dell'appartenenza comunitaria ad una società di lavoratori di classi medie e, più particolarmente, di contadini. Strasser, come Jünger, sogna un nuovo "Lavoratore", ma di un tipo particolare, il tipo "contadino", che sia operaio-
contadino, intellettuale-contadino, soldato-contadino, altrettante facce di uno sconvolgimento sociale realizzato con la dislocazione della società industriale, lo smantellamento delle fabbriche, la riduzione delle popolazioni urbane e il trasferimento forzato dei cittadini verso il lavoro rigeneratore della terra. Per rendere in immagini contemporanee la volontà di rottura sociale della tendenza Strasser, si può pensare oggi alla Rivoluzione Culturale cinese o all'azione dei Khmer rossi in Cambogia. Otto Strasser vuole riorganizzare la società tedesca attorno al tipo contadino. Per fare questo, preconizza la spartizione delle terre, la colonizzazione delle regioni agricole dell'Est poco popolato e la dispersione dei grandi complessi industriali in piccole unità in tutto il paese - nascerebbe così un tipo misto operaio-contadino. Patrick Moreau non esita a qualificare Otto Strasser come "conservatore agrario estremista". Le conseguenze di questa riorganizzazione della Germania (e della socializzazione dell'economia che deve accompagnarla) sarebbero: una considerevole riduzione della produzione dei beni di consumo per il fatto dell'"adozione di un modo di vita spartano, in cui il consumo è ridotto alla soddisfazione quasi autarchica, a livello locale, dei bisogni primi", e "l'istituzione nazionale, poi internazionale, di una sorta di economia di baratto". Il socialismo tedesco rifiuta infine la burocrazia e il e il capitalismo privato (Strasser conosce i misfatti dei due sistemi) e propone la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e della terra che saranno in seguito ri-distribuite a degli imprenditori sotto forma di feudi. Questa soluzione
unirebbe, secondo Strasser, i vantaggi del possesso individuale e della proprietà collettiva.
(ripreso da "Origini", n. 2 - "L'opposizione nazional-rivoluzionaria al Terzo Reich"; poi riprodotto in "Patria - Bollettino Socialista", n. 12, marzo 2006)
dalla malattia liberale, capitalista e internazionale dei nostri tempi". Quando scoppia la Grande Guerra, Otto Strasser interrompe i suoi studi di diritto e di economia per arruolarsi il 2 agosto 1914 (è il più giovane volontario di Baviera). Il suo brillante comportamento al fronte gli varrà la Croce di Ferro di prima classe e la proposta per l' Ordine Militare di Max-Joseph. Prima della smobilitazione nell'aprile-maggio 1919, partecipa con il fratello Gregor, nel Corpo Franco von Epp, all'assalto contro la Repubblica sovietica di Baviera. Ritornato alla vita civile Otto riprende i suoi studi a Berlino nel 1919 e fonda la Associazione universitaria dei veterani socialdemocratici. Nel 1920, alla testa di tre "centurie proletarie" resiste nel quartiere operaio berlinese di Steglitz al putsch Kapp (putsch d'estrema destra). Lascia poco dopo la SPD (Partito social-democratico) quando questa rifiuta di rispettare l'accordo di Bielefeld concluso con gli operai della Ruhr
(questo accordo prevedeva il non-intervento dell'esercito nella Ruhr, la repressione degli elementi contro-rivoluzionari e l'allontanamento di questi dall'apparato dello Stato, nonché la nazionalizzazione delle grandi imprese), spostandosi dunque a sinistra dell'SPD. Tornato in Baviera, Otto Strasser incontra Hitler e il generale Ludendorff presso il fratello, che lo invita a legarsi al nazionalsocialismo, ma Otto rifiuta. Corrispondente della stampa svizzera e olandese, Otto si occupa, il 12 ottobre 1920, del congresso dell'USPD (Partito social-democratico indipendente) ad Halle, dove incontra Zinovev. Scrive su "Das Gewissen", la rivista di Moeller van den Bruck e Heinrich von Gleichen, un lungo articolo sul suo incontro con Zinovev. E' così che fa la conoscenza di Moeller van den Bruck che lo farà avvicinare alle proprie idee. Otto Strasser entrerà poco dopo nel ministero per gli approvvigionamenti, prima di lavorare, a partire dalla primavera del 1923, in un consorzio di alcolici. Tra il 1920 e il 1925 si attua nello spirito di Strasser una lenta maturazione ideologica data da esperienze personali (esperienza del fronte e della guerra civile, incontro con Zinovev e Moeller, esperienza della burocrazia e del capitalismo privato) e di diverse influenze ideologiche. Dopo il mancato putsch del 1923, l'imprigionamento di Hitler e l'interdizione del NSDAP che l'hanno seguito, Gregor Strasser si è ritrovato nel 1924 con il generale Ludendorff e il politico völkisch von Graefe alla testa del ricostituito partito nazista. Appena uscito di prigione Hitler riorganizza il NSDAP (febbraio 1925) e incarica Gregor Strasser della direzione del partito nel Nord della Germania. Otto allora raggiunge il fratello che l'ha chiamato. Otto sarà l'ideologo, Gregor l'organizzatore del nazismo in Germania settentrionale. Nel 1925 è fondato un "Comitato di lavoro dei distretti settentrionali e occidentali tedeschi del NSDAP" sotto la direzione di Gregor Strasser; questi distretti manifestano così la loro volontà d'autonomia (e di democrazia interna) nei confronti di Monaco. Inoltre il NSDAP settentrionale prende un orientamento nettamente gauchiste sotto l'influenza di Otto Strasser e di Jospeh Goebbels che espongono le loro idee in un quindicinale destinato ai quadri del partito, il "National-sozialistische Briefe". Dall'ottobre 1925 Otto dà al NSDAP del Nord un programma radicale. Hitler reagisce dichiarando inalterabili i venticinque punti del programma nazista del 1920 e concentrando nelle sue mani tutti i poteri decisionali del Partito. Richiama Goebbels nel 1926, convince Gregor Strasser proponendogli il posto di capo della propaganda, poi quello di capo dell'organizzazione del Partito, espelle infine un certo numero di gauchistes (segnatamente i Gauleiter della Slesia, Pomerania e Sassonia). Otto Strasser, isolato e in totale opposizione con la politica sempre più apertamente conservatrice e capitalista di Hitler, si decide finalmente a lasciare il NSDAP il 4 luglio 1930. Fonda subito la KGRNS, Comunità di lotta nazional-socialista rivoluzionaria. Ma poco dopo la scissione strasseriana, due avvenimenti portarono alla marginalizzazione della KGRNS: anzitutto la "Dichiarazione-programma per la liberazione nazionale e sociale del popolo tedesco" adottata dal Partito Comunista Tedesco. Questo programma esercita sugli elementi nazionalisti anti-hitleriani una considerevole attrazione che li distoglierà dallo strasserismo (peraltro già nell'autunno 1930 una prima crisi "nazional-bolscevica" aveva provocato l'uscita dalla KGRNS verso il Partito Comunista di tre responsabili: Korn, Rehm e Lorf); in seguito, anche il successo elettorale del Partito Nazista alle elezioni legislative del 14 settembre convinse molti naziona-socialisti della fondata validità della strategia hitleriana. La KGRNS è inoltre minata da dissensi interni che oppongono gli elementi più radicali (nazional-bolscevichi) alla direzione più moderata (Otto Strasser, Herbert Blank e il maggiore Buchrucker). Otto Strasser cerca di far uscire la KGRNS dall'isolamento avvicinando nel 1931 le SA del Nord della Germania che, sotto la guida di Walter Stennes, sono entrate in aperta ribellione contro Hitler (ma questo riavvicinamento, condotto sotto gli auspici del capitano Ehrhardt, le cui inclinazioni reazionarie sono conosciute, provoca l'uscita dei nazional-bolscevichi dalla KGRNS). Nell'ottobre 1931 Otto Strasser fonda il "Fronte Nero", destinato a raggruppare attorno alla KGRNS un certo numero di organizzazioni vicine, quali il gruppo paramilitare "Wehrwolf", i "Gruppi Oberland", le ex-SA di Stennes, una parte del Movimento Contadino, il circolo costituito attorno alla rivista "Die Tat" ecc. Nel 1933, decimata dalla repressione hitleriana, la KGRNS si sposta in Austria poi, nel 1934, in Cecoslovacchia. In Germania, gruppi strasseriani clandestini sopravvivono fino al 1937, data in cui vengono smantellati e i loro membri imprigionati o deportati (uno di questi, Karl-Ernst Naske, dirige oggi gli "Strasser-Archiv"). Le idee di Otto Strasser traspaiono dai programmi che ha elaborato, gli articoli, i libri e gli opuscoli che i suoi amici e lui stesso hanno scritto. Tra questi testi, i più importanti sono il programma del 1925, destinato a completare il programma del 1920 del Partito Nazista, la proclamazione del 4 luglio 1930 ("I socialisti lasciano il NSDAP"), le "Quattordici tesi della Rivoluzione tedesca", adottate al primo congresso della KGRNS nell'ottobre 1930, il Manifesto del Fronte Nero adottato al secondo congresso della KGRNS nell'ottobre 1931, e il libro Costruzione del socialismo tedesco, la cui prima edizione è del 1932. Da questi testi si trae un'ideologia coerente, composta di tre
elementi strettamente legati tra loro: il nazionalismo, l'"idealismo völkisch" e il "socialismo tedesco". 1) Il nazionalismo. Otto Strasser propone la costituzione di uno Stato pan-tedesco (federale e democratico) "da Memel a Strasburgo, da Eupen a Vienna" e la liberazione della nazione tedesca dal Trattato di
Versailles e dal Piano Young. Auspica una guerra di liberazione contro l'Occidente ("Salutiamo la Nuova Guerra"), l'alleanza con l'Unione Sovietica ed una solidarietà internazionale anti-imperialista tra tutte le Nazioni oppresse. Otto Strasser se la prende vigorosamente anche con gli ebrei, la Massoneria e l'Ultramontanismo (questa denuncia delle "potenze internazionali" sembra ispirarsi ai violenti pamphlets del gruppo Ludendorff). Ma le posizioni di Otto Strasser si evolvono. Durante il suo esilio in Cecoslovacchia appaiono due nuovi punti: un certo filosemitismo (Otto Strasser propone che sia conferito al popolo ebraico uno statuto protettore delle
minoranze nazionali in Europa e sostiene il progetto sionista - Patrick Moreau pensa che questo filosemitismo sia puramente tattico: Strasser cerca l'appoggio delle potenti organizzazioni anti-naziste americane) e un progetto di federalismo europeo che permetterebbe di evitare una nuova guerra. L'anti-occidentalismo e il filo-sovietismo di Strasser sfumano. 2) Al materialismo borghese e marxista Otto Strasser oppone un "idealismo völkisch" a fondamento religioso. Alla base di questo "idealismo völkisch" si trova il Volk concepito come un organismo di origine divina dalle caratteristiche fisiche (razziali), spirituali e mentali. La "Rivoluzione tedesca" deve, secondo Strasser, ri-creare le "forme" appropriate alla natura del popolo nel campo politico o economico così come in quello culturale. Queste forme sarebbero, in campo economico, il feudo (Erblehen); nel campo politico, l'auto-amministrazione del popolo tramite gli "Stande", cioè degli stati - stato operaio, stato contadino ecc. - e nel campo "culturale, una religiosità tedesca. Principale espressione dell' "idealismo völkisch", un principio d'amore in seno al Volk - riconoscendo ognuno negli altri le proprie caratteristiche razziali e culturali - che deve marcare ogni atto dell'individuo e dello Stato. Questo idealismo völkisch comporta il rifiuto da parte
di Otto Strasser dell'idea di lotta di classe in seno al Volk a profitto d'una "rivoluzione popolare" degli operai-contadini senza classi medie (solo una piccola minoranza di oppressori saranno eliminati), la condanna dello scontro politico tra tedeschi: Otto Strasser propone un Fronte unito della base dei partiti estremisti e dei sindacati contro le loro gerarchie e contro il sistema. Questo idealismo völkisch sottintende lo spirito di "socialismo tedesco" decantato da Strasser e ispira il programma socialista strasseriano. Questo programma comporta i seguenti punti: parziale nazionalizzazione delle terre e dei mezzi di produzione, partecipazione operaia, il piano, l'autarchia e il monopolio dello Stato sul commercio esterno. Il "socialismo tedesco" pretende di opporsi al liberalismo come al marxismo. L'opinione di Strasser sul marxismo è pertanto sfumata: Il marxismo non aveva per Strasser alcun carattere "ebraico" specifico come per Hitler, non era l'"invenzione dell'ebreo Marx", ma l'elaborazione di un metodo d'analisi delle contraddizioni sociali ed economiche della sua epoca (il periodo del capitalismo selvaggio) messo a punto da un filosofo dotato. Strasser riconosceva al pensiero marxista come all'analisi ell'imperialismo di Lenin, una verità oggettiva certa. Si allontanava dalla Weltanschauung marxista a livello di implicazioni filosofiche ed utopiche. Il marxismo era il prodotto dell'era del liberalismo e testimoniava nel suo metodo
analitico e nelle sue stesse strutture una mentalità la cui tradizione liberale risaliva al contratto sociale di Rousseau. L'errore di Marx e dei marxisti-leninisti stava, secondo Strasser, nel fatto che questi credevano di poter spiegare lo sviluppo storico tramite
i concetti di rapporto di produzione e di lotta di classe allorquando questi apparivano validi limitatamente al periodo del capitalismo. La dittatura del proletariato, l'internazionalismo, il comunismo utopico non erano più conformi ad una Germania nella quale era cominciato un processo di totale trasformazione delle strutture spirituali, sociali ed economiche, che portava alla sostituzione del capitalismo con il socialismo, della lotta di classe con le comunità di popolo e dell'internazionalismo con il nazionalismo. La teoria economica marxista rimaneva uno strumento necessario alla comprensione della storia. Il marxismo filosofico e il bolscevismo di partito, perdono significato nello stesso momento in cui il liberalismo entra in agonia. 3) Il "socialismo tedesco" rifiuta il modello proletario così come il modello borghese e propone di conciliare le responsabilità, l'indipendenza e la
creatività personali con il sentimento dell'appartenenza comunitaria ad una società di lavoratori di classi medie e, più particolarmente, di contadini. Strasser, come Jünger, sogna un nuovo "Lavoratore", ma di un tipo particolare, il tipo "contadino", che sia operaio-
contadino, intellettuale-contadino, soldato-contadino, altrettante facce di uno sconvolgimento sociale realizzato con la dislocazione della società industriale, lo smantellamento delle fabbriche, la riduzione delle popolazioni urbane e il trasferimento forzato dei cittadini verso il lavoro rigeneratore della terra. Per rendere in immagini contemporanee la volontà di rottura sociale della tendenza Strasser, si può pensare oggi alla Rivoluzione Culturale cinese o all'azione dei Khmer rossi in Cambogia. Otto Strasser vuole riorganizzare la società tedesca attorno al tipo contadino. Per fare questo, preconizza la spartizione delle terre, la colonizzazione delle regioni agricole dell'Est poco popolato e la dispersione dei grandi complessi industriali in piccole unità in tutto il paese - nascerebbe così un tipo misto operaio-contadino. Patrick Moreau non esita a qualificare Otto Strasser come "conservatore agrario estremista". Le conseguenze di questa riorganizzazione della Germania (e della socializzazione dell'economia che deve accompagnarla) sarebbero: una considerevole riduzione della produzione dei beni di consumo per il fatto dell'"adozione di un modo di vita spartano, in cui il consumo è ridotto alla soddisfazione quasi autarchica, a livello locale, dei bisogni primi", e "l'istituzione nazionale, poi internazionale, di una sorta di economia di baratto". Il socialismo tedesco rifiuta infine la burocrazia e il e il capitalismo privato (Strasser conosce i misfatti dei due sistemi) e propone la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e della terra che saranno in seguito ri-distribuite a degli imprenditori sotto forma di feudi. Questa soluzione
unirebbe, secondo Strasser, i vantaggi del possesso individuale e della proprietà collettiva.
(ripreso da "Origini", n. 2 - "L'opposizione nazional-rivoluzionaria al Terzo Reich"; poi riprodotto in "Patria - Bollettino Socialista", n. 12, marzo 2006)
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