martedì 19 gennaio 2010

Sul discorso per Schlageter di Radek, di Karl-Egon Lönne

Nel confronto con il fascismo tedesco tendente al potere(1) essenzialmente sotto forma di nazionalsocialismo(2) il propagandista più influente e attivo fu Karl Radek. Sviluppando le linee essenziali dell'interpretazione del fascismo [di Clara Zetkin] egli sviluppò in pieno la propaganda riallacciandosi ai problemi all'ordine del giorno nella vita politica tedesca. Egli muoveva dalla determinazione del fascismo come movimento di massa piccolo-borghese, e dalla funzione che avrebbe avuto in esso il nazionalismo. La sua argomentazione perseguiva due obiettivi: innanzitutto smascherare nelle parole d'ordine nazionaliste il mezzo tramite il quale il grande capitale aggiogherebbe ai suoi interessi le masse piccolo-borghesi, offrendo così allo sguardo gli elementi propriamente ideologici e politici del fascismo. In secondo luogo andare incontro al sentimento nazionale della borghesia, per quanto lo permettessero gli interessi materiali e la solidarietà internazionale della classe operaia. Il discorso per Schlageter di Radek, che egli tenne davanti al Comitato esecutivo allargato del Comintern, facendo riferimento alle relazioni del Comintern sul fascismo internazionale, costituì l'inizio molto seguito della sua propaganda. Radek commemorò in quell'occasione Schlageter, che era stato condannato a morte e fucilato dalle truppe francesi che occupavano il territorio della Ruhr, per opposizione armata; egli lo definì "soldato coraggioso della controrivoluzione", e riallacciandosi a ciò, sostenne che la questione nazionale non avrebbe più dovuto essere al servizio di quelli che fino ad allora erano stati i detentori capitalisti del potere, ma avrebbe potuto servire soltanto se messa in collegamento con le masse popolari proletarie, e con la Russia, contro le potenze capitaliste dell'Intesa. "(...) Noi crediamo che la grande maggioranza delle masse sensibili alla problematica nazionale non appartenga alle fila del capitale, ma a quelle del lavoro".(3) Contro i socialdemocratici, che gli rinfacciavano di simpatizzare con il nazionalismo e di minimizzare il pericolo fascista, Radek sosteneva che loro stessi non volevano condurre seriamente la lotta al fascismo, come avrebbe dimostrato il loro rifiuto alla formazione di centurie proletarie, chiesta dai comunisti.(4) La loro critica non sarebbe dunque scaturita dall'intenzione di appoggiare la lotta al fascismo, bensì da quella di discriminare il comunismo. Radek criticava nell'atteggiamento del DVP, che rifiutava i suoi inviti alla collaborazione, volendo continuare a far uso delle parole d'ordine nazionaliste come sistemi di potere, l'uso indebito delle idee nazionali al servizio del capitale. Egli mostrò nei dettagli quale fosse la situazione degli interessi propri della piccola-borghesia, e l'impegno per il proletariato a prendersi cura di tali interessi. "Il partito comunista deve essere capace di risvegliare nelle masse piccolo-borghesi la grande fede sacra nel superamento dello stato di bisogno, e di risvegliare la convinzione che esse saranno in grado di fare ciò insieme alla classe operaia, e di creare in Germania i presupposti per una nuova esistenza. Se la classe operaia tedesca non sarà in grado di inculcare tale fede nelle grandi masse piccolo-borghesi, essa verrà sconfitta, o dovrà almeno differire di molto la sua vittoria".(5)
Dalle ulteriori argomentazioni di Radek risulta evidente fino a che punto egli volesse porre gli ideali nazionalisti al servizio del comunismo, per guadagnare a sé soprattutto le fasce medie della piccola-borghesia, a cui egli attribuiva un'importanza decisiva. Né i socialisti né i partiti borghesi avrebbero mostrato un'alternativa realistica contro la "schiavizzazione del popolo tedesco nel trattato di Versailles", come invece avevano fatto i comunisti. Essi chiedevano che ad accollarsi gli oneri del trattato di pace fosse la grande borghesia, almeno quelli che essa avesse potuto accollarsi. I comunisti sarebbero stati però anche pronti a realizzare un'insurrezione contro il trattato di pace.(6) Essi avrebbero il compito di "(...) persuadere le componenti piccolo-borghesi del fascismo, in lotta contro il depauperamento, che il comunismo non è il solo nemico ma la stella che indicherà loro il sentiero della vittoria".(7) La resistenza al fascismo, come egli asserì poi in un altro contesto, era per Radek proprio il primo passo verso un rinnovato attacco al capitalismo, ormai su di un fronte più ampio che nel primo dopoguerra.(8) L'impeto nazionale, stimolato dall'occupazione franco-belga dei territori della Ruhr e dalla resistenza passiva, gli sembrava l'occasione per mobilitare anche le forze borghesi in favore del comunismo, e di un rivolgimento sociale. Egli riteneva che un tale procedimento fosse più ricco di prospettive di un avvicinamento ai socialdemocratici, che non sarebbero capaci di staccarsi dal capitalismo, mentre con la piccola-borghesia la questione sarebbe rimasta ancora aperta.
In un altro articolo Radek spinse ancora più oltre la sua analisi del fascismo tedesco.(9) Egli mise in evidenza la diversa curva di sviluppo del fascismo tedesco rispetto a quello italiano. Se i fascisti tedeschi avessero preso il potere, avrebbero potuto mantenerlo, secondo Radek, soltanto un attimo. Essendo infatti la Germania dipendente dalle esportazioni industriali, ed oppressa dagli oneri delle riparazioni di guerra, un governo fascista vrebbe potuto offrire alla classe operaia soltanto delle condizioni di vita molto basse, spingendo così l'enorme forza della classe operaia alla lotta immediata. "Governare la Germania vuol dire darle da mangiare. Il fascismo può dare alla Germania il terrore bianco e gli Hohenzollern, non può però darle del pane. Quanto più il fascismo tedesco si rafforza, tanto più esso si indebolisce".(10) In questa situazione senza vie d'uscita, il fascismo tedesco sarebbe riuscito a fare in modo che l'aumento del bisogno e della disperazione tra le fasce medie fosse condizione della sua crescita. Prima di salire al potere, i fascisti farebbero credere alle fasce medie che avrebbero preso delle misure contro gli abusi del capitalismo, come presupposto del miglioramento della loro condizione. I comunisti avrebbero dovuto interrompere un tale raggiro della piccola borghesia.(11) I presupposti piccolo borghesi del fascismo tedesco avrebbero già fin d'allora cominciato ad esaurirsi.(12) Così dalla masse piccolo borghesi sarebbe derivato alla classe operaia, costretta alla lotta dall'egemonia fascista, un altro alleato, e si sarebbe così allo stesso tempo attuata un'altra condizione preliminare alla rivoluzione.

(brano tratto da Karl-Egon Lönne, Il fascismo come provocazione. "Rote Fahne" e "Vorwarts" a confronto con il fascismo italiano tra il 1920 e il 1933, Guida, Napoli, 1985, pp. 106-109)

(1) Il partito nazionalsocialista veniva indicato da "Rote Fahne" soltanto come uno dei partiti fascisti, sebbene il più forte. Ad es. cfr. RF 169, 25.7.23, supplemento; I mandanti del fascismo. L'interesse dei comunisti era rivolto alle tendenze fasciste nel complesso. Due articoli di Hugo Eberlein su "Rote Fahne" riferivano di un numero considerevole di tali gruppi già soltanto in Prussia. RF 199, 31.8.23, supplemento; Squadracce fasciste in Germania RF 201, 31.8.23.
(2) Tra il giugno e l'ottobre del 1923 apparvero su "Rote Fahne" sette suoi ampi articoli. Oltre agli articoli considerati più da vicino, una serie: Comunismo e movimento nazionalista tedesco. RF 188, 16.8.23, supplemento; RF 189, 17.8.23, supplemento; RF 210, 18.9.23, pp. 1-2. Così come aveva fatto la Zarkin e soprattutto Radek, anche A(ugust) T(halheimer) riprese su "Rote Fahne" il rapporto tra la classe media, il capitale ed il proletariato per l'interpretazione del fascismo. "Il fascismo è il movimento della piccola borghesia in direzione del grande capitale, che se ne serve per i suoi scopi contro la classe operaia. E' quindi necessariamente la piccola borghesia ad essere raggirata" RF 160, 14.7.23, p. I; Fascismo, ceto medio e classe operaia. Thalheimer, che aveva già fatto parte della direzione della lega di Spartaco, nel 1923 era uno dei quadri dirigenti del KPD. Dopo la fine della rivolta del KPD dell'ottobre 1923, egli venne destituito dalla sua carica, all'inizio del 1924, insieme ad Heinrich Brandler, visse fino al 1928 in Russia, ed in quell'anno venne espulso dal partito comunista, insieme ad altri comunisti di destra. Egli fu poi uno dei dirigenti del KPD-Opposition, ed andò in esilio dopo il 1933. Cfr. K.O. Flechtheim, Die KPD in der Weimarer Republik, Frankfurt 1969, p. 159 ed in altri luoghi (Trad. it.: Il partito comunista tedesco (KPD) nel periodo della Repubblica di Weimar, con una introduzione di Hermann Weber, Milano 1970) e T.W. Angress, Stillborn Revolution. The comunist bid for power in Germany. 1921-1923, Princeton 1963, pp. 161 e risp. 139.
(3) RF 144, 26.6.23, pp. 1-2; Leo Schlageter. Viandante nel nulla. Cfr. anche Paul Frölich, Arthur Moeller van den Bruck, Karl Radek, Ernst Graf Reventlow, Schlageter. Eine Auseinandersetzung, Vereinigung Internationaler Verlag-Anstalten, Berlino, 1923.
(4) RF 154, 7.7.23, pp. 1-2; Il fascismo, noi ed i socialdemocratici tedeschi. Vedi anche Inprekorr 1923, pp. 1013 e ss.
(5) RF l.c.; anche in Paul Frölich et al., cit., pp. 5-8.
(6) "In secondo luogo sappiamo anche che lotteremmo e potremmo lottare contro la pace di Versailles, così come il popolo russo ha lottato e lotta contro i tentativi di ridurlo in schiavitù". RF l.c.
(7) RF l.c.
(8) "Noi (...) sappiamo che la classe operaia respingerà l'attacco del capitale, la cui forma più alta è il fascismo, e passerà all'attacco contro la roccaforte del capitale. E a questa lotta si unirà non soltanto la classe operaia, ma tutte le masse popolari che soffrono della disgregazione del capitalismo del dopoguerra". RF 173, 29.7.23, supplemento Il fascismo internazionale e l'Internazionale comunista. Vedi anche Inprekorr 1923, pp. 1013 e ss.
(9) RF 176, 2.8.23, pp. 1-2; La bancarotta imminente della borghesia tedesca ed i compiti del Partito Comunista Tedesco.
(10) RF 188, 16.8.23, supplemento; Comunismo e movimento nazionalista tedesco (Karl Radek).
(11) Il fascismo è il socialismo delle masse piccolo-borghesi, e soltanto se riusciremo a provare loro che i loro dirigenti li conducono verso un aggravamento della loro situazione, potremo strapparli dalle mani di quegli elementi che vivono del loro immiserimento; soltanto così i partiti comunisti non solo resisteranno all'ondata fascista, potranno convertirla nel flusso possente del movimento proletario". RF 173, 29.7.23, I supplemento; Il fascismo internazionale e l'Internazionale comunista.
(12) "La carne da cannone piccolo-borghese dell'industria pesante comincia a riflettere, prima ancora che la guerra civile entri nella sua fase più acuta. La borghesia tedesca non ha niente da offrire alle masse piccolo-borghesi, oltre ad un aggravamento dello stato di bisogno e di miseria". RF 176, 2.8.23, pp. 1-2; La bancarotta imminente della borghesia tedesca e i compiti del PArtito Comunista Tedesco.

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  1. ALTRI LINK

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    http://en.wikipedia.org/wiki/Karl_Radek
    http://fr.wikipedia.org/wiki/Karl_Radek

    Albert Leo Schlageter:
    http://en.wikipedia.org/wiki/Leo_Schlageter
    http://fr.wikipedia.org/wiki/Albert_Leo_Schlageter

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